Terza Sintesi. Palco e Hierofania.
Perché il palco?
Come accennato nelle prime due sintesi il palco è uno
spazio privilegiato di studio, allenamento, prova e relazione, nonché un luogo
per il Sacro, così come ogni luogo
sacro è uno spazio di rappresentazione e rituale. Il palco è uno spazio di
scoperta, di gioco, di comunicazione ed è anche un Altro Spazio e un Altro
Tempo. E’ un luogo di responsabilità, di passaggio, di manifestazione, è
contemporaneamente significante e significato, è simbolo, è uno spazio offerto
per la cosmogonia, gestazione e nascita di altri mondi, in cui questo si
comprende e si rivela. Vedere il Mondo stesso come Palco, significa fare della
vita stessa un Atto Sacro, e passare dalla Prima
Attenzione alla Seconda Attenzione.
Il personaggio con cui l’attore (inteso come l’artista dell’istante) entra in
relazione è il pretesto e contesto di questo approccio, lungi dall’alienazione
e dalla rappresentazione stereotipata.
Intendiamo qualsiasi tipo di palco e il teatro che qui
proponiamo come Hierofania, per dirla
con Mircea Eliade, ovvero come “spazio di manifestazione del sacro”. Il sacro è
legato direttamente al concetto sopra espresso del meglio di noi, del Sè che
pulsa col tutto, lo emana, lo rivela e ne è trasformato. Il sacro non è
inserito in contesto religioso, ma certo riverbera nel re-ligare con l’altro da
noi, il trascendente, il versante scordato, il mistero, il mito, l’archetipo,
l’umanismo del divino in noi, possibili Poeti
dell’Invisibile. Cosa intendiamo per Invisibile?
Quando abbiamo parlato, nelle precedenti sintesi, di
Osservazione e Sensibilità, dei livelli dell’essere umano e dei piani della
realtà, stavamo introducendo il concetto di Invisibile.
L’allenamento dello Sguardo o Osservazione e della
Sensibilità, porta all’ampliamento esponenziale della percezione della realtà,
partendo dal piccolo, dal semplice, dal minimo e dal non manifesto, facenti
parte di ciò che esiste tanto quanto ciò che possiamo vedere e toccare. Non
parliamo solo degli aspetti energetici, esoterici, misterici, trascendenti
della vita, ma ovviamente anche quelli infinitesimali della materia, quindi
della fisica, in prospettiva quantistica,
con le sue onde i suoi salti quantici, con il vuoto e con tutto ciò di cui
percepiamo l’esistenza ma che è appunto in-visibile, prima fra tutti l’Aria, che allo stato puro è invisibile,
ma anche il sentimento, il passato, il futuro, il lontano, semplificando: l’immaginario. L’esercizio fondamentale che ci dobbiamo
permettere prima di tutto e quello, infatti, dell’immaginazione. Senza immaginazione non possiamo neanche iniziare a
“visualizzare” l’aria che attraversa il nostro corpo, né pensare un modo
diverso di agire, né comprendere l’altro e ovviamente proporci Miti e Archetipi
da attualizzare o gesti da spiritualizzare, non siamo in grado né di creare
alternative né di accedere a nuovi spazi.