Seconda sintesi. La legione.
Andiamo a spiegare. Quando diciamo che ognuno di noi è
una “legione”, possiamo comprendere la citazione biblica e possiamo facilmente
capire, a livello intellettuale, che siamo composti da diversi istinti,
archetipi, personalità in potenza che
respirano insieme nella nostra bolla
personale, nel nostro DNA, se vogliamo (caratteristiche primarie), e
insieme a ciò che siamo divenuti grazie al nostro ambiente (presente), storia personale (passato legato al familiare, sociale e
cosi via), e ai nostri obbiettivi, aspettative e sogni (futuro). Ognuno ha la propria natura, ogni individuo è differente
ma tutti siamo accomunati da emanazioni archetipiche o, usando Jung, dall’inconscio collettivo. Tutti noi siamo
esseri contenuti tra cielo e terra, tra il divino e il demoniaco, tra l’amore e
la paura della morte.
Detto questo, ogni individuo può essere considerato un
ventaglio, dove ogni spicchio o
raggio è un punto di acceso, una caratteristica, un Mito, un Essere. “Più
conosco il mio ventaglio, e quali parti di esso sto effettivamente utilizzando
nella mia esistenza terrena, e più sarò in grado, in un percorso di
Consapevolezza, di accedere e utilizzare altri raggi per la mia comprensione
dell’altro, dei miei meccanismi, delle mie relazioni, avendo cosi la
possibilità di agire su quei punti d’interruzione
del flusso, transe cronicizzati,
carma ricorrenti o anche semplicemente quei disagi o piccolezze che mi
caratterizzano e che possono essere gli oggetti del mio desiderio di
miglioramento, evoluzione, cambiamento”. E’ ovvio che più si va avanti nello
studio e nella scoperta dei vari raggi, spesso grazie al pretesto della
relazione con l’altro, nel caso teatrale col personaggio, più il lavoro su
stessi diventa impegnativo, difficile, stancante ma anche infinitamente ricco
di soddisfazioni, stupori e irradiazioni di gioia, di estasi… Per un attore, il
lavoro è sul proprio ventaglio e su quello di ogni personaggio, e ad esso direttamente
proporzionale.
In questo senso la
nostra esistenza si amplifica a dismisura, noi che siamo esseri
perfettibili ma mai perfetti e magnificamente migliorabili, cioè tutti in grado
di trarre il meglio da questo passaggio terreno (oltre ogni Credo) e di
restituire, in relazione, il meglio di ciò che ognuno di noi può essere. Questo
“meglio” di cui parliamo è quel superlativo relativo alla bolla di ognuno, alla legione
di ognuno, quindi ricco di consapevolezza e assolutamente privo di giudizio,
ossia le due condizioni primarie per la responsabilità che dona libertà e
senso alla nostra esistenza, quelle che Pier Luigi Lattuada chiamerebbe La Libertà di stare dove non staresti mai
e, la Libertà dal Conosciuto.
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