Da
“Spunti per una lettura transpersonale dell’opera teatrale” – Prima Parte di P.
L. Lattuada M. D., Ph. D.
La
costruzione della Realtà
In ambito occidentale il primo a parlare di
costruzione della Realtà può essere considerato Giovanbattista Vico
(1668-1774), il quale sosteneva che il vero fosse identico al fatto e affermava
che:
“...la verità umana è ciò che l’uomo conosce costruendolo
con le sue azioni, e formandolo attraverso di esse”, oppure, “…L’uomo è dunque il creatore, attraverso
la storia della civiltà umana. Nella storia l’uomo verifica il principio del verum ipsum factum creando così una scienza nuova che avrà un valore di
verità come la matematica.
(Giambattista Vico)
Le scienze cognitive concordano, la percezione della
realtà è costruzione della Realtà, non esiste un mondo là fuori che non sia
partecipativo con la nostra realtà interiore.
Padre di questo nuovo pensiero detto costruttivismo
può essere considerato lo psicologo statunitense George Kelly che negli anni
cinquanta mise le basi dell’epistemologia costruttivista nel testo Psicologia
dei Costrutti Personali. Altri padri di questo moderno pensiero sono
considerati: George Herbert Mead, Jean Piaget, Humberto Maturana, Francisco
Varela, Kurt Lewin, Paul Watzlawick, Lev Vygotskij, Gregory Bateson e Ludwig
Wittgenstein.
La matrice epistemologica costruttivista mette in
discussione, come già la fisica moderna, si pensi al relativismo quantico di
John Archibald Weheler,
la possibilità di una conoscenza “oggettiva”, in quanto sapere totale che
rappresenti un ordine esterno indipendente dall’osservatore. Esso considera il
sapere come qualcosa che non può essere ricevuto in modo passivo (come
affezione del mondo esterno) dal soggetto, ma che risulta dalla relazione fra
un soggetto attivo e la realtà. La Realtà, in quanto oggetto della nostra
conoscenza, sarebbe dunque creata dal nostro continuo “fare esperienza” di
essa. Questo significa che ogni dato di esperienza è il risultato di un dialogo
partecipativo tra gli eventi che succedono là fuori e il nostro modo di
osservarli, il quale a sua volta si fonderà sulle mappe cognitive che servono a
ciascuno di noi per orientarsi nel territorio dell’esperienza attribuendole
significati.
Nessun commento:
Posta un commento