lunedì 25 novembre 2013

Collegamento 1d. L'incontro con la Psicologia Transpersonale.


Da “Spunti per una lettura transpersonale dell’opera teatrale” – Prima Parte di P. L. Lattuada M. D., Ph. D.

L’esperienza transpersonale in teatro.

Rivolgere l’attenzione al percorso evolutivo della coscienza significa rivolgere l’attenzione dentro di noi, interiorizzare il processo, riabilitare l’esperienza interiore, il grande dimenticato della nostra cultura tecnologica nel bel mezzo dell’era informatica post-moderna. Operazione che il teatro, con la sensibilità sufficiente, è chiamato a svolgere da protagonista. Esperienza interiore significa, fermarsi, osservare, restare in contatto, lasciare fluire, cogliere l’unità di tutte le cose, qualità che l’attore sviluppa per dovere, ma che è chiamato a restituire per amore, amore per Sé, per il teatro, per i propri simili. Lezione che egli apprende ogni giorno nel gioco incessante delle parti, nel dialogo partecipativo tra le varie sub-personalità che lo abitano, tra colui che giace dietro le quinte e colui che presenta se stesso sul palcoscenico, colui che mostrandosi si nega e travestendosi si mostra, colui che a volte crede al sogno della rappresentazione, altre si sveglia e si riconosce fare sul serio, molto sul serio. Colui che recita e ripete ciò che ha da imparare, che impara senza lasciarlo vedere. Colui che: “lo spettacolo continua”, oltre se stesso, oltre ogni sipario, oltre ogni dietro le quinte, che volge l’ansia in desio e la timidezza in ostentazione, colui che recita su palcoscenico della vita, ciò che ha appreso nel laboratorio della rappresentazione.
Lezione che nella vita ordinaria insegna il superamento dei confini che ci separano, dell’individualismo che ci contrappone, dell’importanza personale che ci rende schiavi dei bisogni dell’Io, dell’identificazione emotiva, la peste emozionale come la definiva W. Reich, che ci cronicizza sotto il giogo della storia biografica. Atteggiamento che prefigura un individuo e una società ad alta sinergia, cioè organismi che funzionino naturalmente e spontaneamente insieme, distaccati dal proprio Ego, in armonia con il tutto.  La sinergia, infatti, come ci ricorda Russel: “non comporta alcuna coercizione o restrizione né è provocata da sforzo deliberato. Ogni elemento individuale del sistema funziona in direzione dei propri fini, e i fini stessi possono essere svariati. Eppure, gli elementi funzionano in modo che sono spontaneamente di mutuo sostegno. Di conseguenza, il conflitto intrinseco è scarso o nullo”.

Lezione che il teatrante conosce per professione e alla quale aderisce per mestiere, pena l’insuccesso. Lezione, che portata nella vita, si rivela in grado di favorire un salto nel nuovo modello evolutivo individuale e sociale che conduce verso l’interno, verso quei territori del Sé dove risiede l’essenza, la vera natura dell’essere che guarda con occhi animati dalla coscienza dell’unità.
Così facendo l’esperienza teatrale si affianca all’esperienza interiore fondata sulla meditazione e sulle antiche e moderne tecnologie del sacro, all’esperienza transpersonale favorita dalle nuove psicoterapie integrali, all’ispirazione poetica e alla creazione artistica, al volontariato sociale, alle prassi ecosostenibili di varia natura, al consumo equo e solidale, in rotta verso quella nuova rivoluzione che ci piace chiamare transpersonale. Una rivoluzione della coscienza che sta conducendo l’umanità dall’esterno all’interno, dall’individualità separata, alla parte illimitata, dalla coscienza razionale che delimita i confini alla coscienza dell’unità che sperimenta l’unione con il tutto, dalla diversità personale alla consapevolezza dell’essenza, secondo un modello che non nega l’Io ma lo trascende e include in un contesto più ampio dove l’ego individuale viene messo al suo posto, non al centro del nostro universo interiore, ma in rotazione intorno alla pura essenza, al nostro centro unificante interiore.



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